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Residenza sotterranea sotto un albero

Il tiglio nostrano e il tiglio selvatico

(Tilia platyphyllos and Tilia cordata)

Giugno sembra un buon mese per poter imparare le differenze tra il tiglio nostrano e il tiglio selvatico. Si tratta di due diverse specie di albero e non di un albero femmina e un albero maschio.

Le foglie del tiglio nostrano sono notevolmente più grandi. Se osserviamo la pagina inferiore possiamo notare i piccoli mazzi di peluria bianchi alla base delle nervature. Nel tiglio selvatico – chiamato anche tiglio a foglia piccola – i piccoli mazzi di peluria sono marroni. Attenzione anche ai fiori: nel caso del tiglio nostrano , ci sono tre fiori in un’infiorescenza. Le infiorescenze del tiglio selvatico recano con sé circa 5-15 fiori. Le infiorescenze del tiglio nostrano sono pendenti, mentre quelle del tiglio selvatico sporgono dietro le foglie in tutte le direzioni. Le due specie differiscono anche nel tempo di fioritura: il tiglio nostrano inizia a fiorire una o due settimane prima il tiglio selvatico.

In autunno possiamo schiacciare i nocciolini del tiglio selvatico, mentre il guscio del tiglio nostrano è troppo forte per poter schiacciarlo. Il tiglio nostrano è considerato come l’albero del villaggio, tipico delle regioni slovene (ma anche tedesche). La sua chioma è più espansa e più longeva del tiglio selvatico; può vivere anche fino a 1000 anni. Mentre il tiglio nostrano è un albero più “urbano”, possiamo trovare il tiglio selvatico nel bosco. È un albero forestale abbastanza raro, ma pregiato. Usiamo i fiori profumati di tutti e due gli alberi per preparare i tè medicinali e il miele. Il tiglio nostrano e il tiglio selvatico sono autoctoni in Slovenia.

NEL SIMBOLO DEI NOSTRI ANTENATI VENETI IL TIGLIO NOSTRANO RAPPRESENTAVA UN MISTICO ALBERO DELLA VITA, UN ALBERO DELLA SALUTE, UN ALBERO DELLA GIUSTIZIA, UN ALBERO DELLA VITTORIA, UN ALBERO DELLA FERTILITÀ E UN ALBERO DI SOCIALITÀ E BALLO.

La formica rossa

(Formica rufa)

Una delle caratteristiche delle formiche forestali è che vivono in comunità, colonie enormi in cui le operaie vivono con la formica regina. Possono essercene più formiche regine in un formicaio. Le formiche comunicano con il tatto, le vibrazioni e soprattutto con l’aiuto dei feromoni. I feromoni sono delle sostanze volatili che influenzano il loro comportamento e sviluppo. Emettendo diversi feromoni le formiche distinguono se si tratta di un allarme o solo di una segnalazione del sentiero.

Le formiche sono imparentate con le api poiché appartengono a un grande ordine Hymenoptera. Durante la stagione riproduttiva così alle formiche femmine come ai maschi crescono le ali, quindi possono volare e accoppiarsi. Solo le femmine tornano e formano nuove colonie e vivono nei formicai. La maggior parte delle degli abitanti sono le formiche operaie. La loro regina è l’unica formica a deporre le uova. Quando la regina depone le uova, le operaie le tengono d’occhio. Dalle uova si sviluppano le larve, segue lo stadio di pupa e poi lo stadio della formica. La regina può vivere fino a 30 anni.  Le operaie vivono al massimo 3 anni e i maschi solo poche settimane.

 

Una grande parte dei formicai si trova sottoterra. Lì le formiche allevano la prole e trascorrono l’inverno. Centinaia di migliaia di formiche possono vivere in una tale colonia.

HAI GIÀ SENTITO CHE LE FORMICHE SONO CAPACI DI PORTARE UN CARICO CENTO VOLTE PIÙ PESANTE DEL LORO CORPO? È COME SE AVESSI PORTATO CENTO AMICI SULLE TUE SPALLE!

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I prati e la falciatura rispettosa della natura

Il prato ospita

molte specie animali e vegetali e molte di loro sono rare o a rischio di estinzione. L’esistenza di queste piante e animali nei prati dipende in gran parte dai modi in cui i prati vengono utilizzati. Oggi conosciamo due estremità che fanno male ai prati: il disuso dei prati e l’intensificazione dell’uso dei prati.

A causa del disuso, i prati sono ricoperti di vegetazione.

Anche la falciatura, la coltivazione, l’uso di fitofarmaci e l’essiccazione dei prati troppo frequente riducono la loro biodiversità.

Meadow is the home of numerous plant and animal species. Numerous are rare and threatened. The existence of these plants and animals in meadows depend on the way of use of meadows to the greatest extent. Today, meadows are threatened by abandoning the use and by intensifying the use.

Because of abandoning, meadows are overgrown.

Too frequent mowing, fertilizing, the use of phytopharmaceutical products and drainage of meadows reduce their biodiversity as well.

Come preservare i prati?

Tagliamo l’erba due volte all’anno; forse persino tre volte all’anno negli anni in cui le precipitazioni sono più abbondanti (tarda primavera, tarda estate e autunno); i prati asciutti possono essere falciati solo una volta.

La falciatura con il tagliaerba si è dimostrata il modo più ecologico di falciare, poiché riduce al minimo la mortalità degli invertebrati – segue la falciatura con una falce. La maggior parte degli insetti viene uccisa da un falciatrice rotante.

Molti animali, come uccelli e selvaggina, si nascondono spesso in mezzo ai prati. Durante la falciatura è quindi importante falciare da bordo a bordo del prato o iniziare nel centro e proseguire verso l’esterno. Così gli animali possono ritirarsi al sicuro, nelle parti dei prati non falciati e ai margini esterni dei prati. Per non danneggiare gli animali raccomandiamo l’uso di catene di segnalazione che vengono montate sulla parte anteriore del trattore.

Preserviamo il re di quaglie

(Crex crex)

I pulcini del re di quaglie si trattengono al riparo dell’erba alta tutto il tempo e non lo lasciano mai. Non attraversano mai un prato già falciato. Quando fuggano dal tagliaerba, persistono al riparo dell’erba alta e così finiscono intrappolati nell’unica parte non ancora falciata in mezzo di un prato falciato.

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CONDIVIDI L’INFORMAZIONE!

CON LA FIENAGIONE LA MAGGIOR PARTE DEGLI INVERTEBRATI, COME I GRILLOTALPIDI E LE CAVALLETTE, CHE SONO ALIMENTI IMPORTANTI PER GLI UCCELLI, VENGONO AVVOLTI NELLA LAMINA. IN QUESTO MODO VENGONO RIDOTTE LE OPPORTUNITÀ NUTRIZIONALI DEGLI UCCELLI DELLE ZONE AGRICOLE.

La falciatura ecologica

Tagliamo il manto erboso ad un’altezza di 10 cm. In tale vegetazione gli insetti e i mammiferi piccoli possono trovare un rifugio. In questo modo riduciamo anche l’essiccazione del suolo e l’erosione del vento. Lasciamo qualche zona non tagliata, se possibile. In quella zona poi si ritireranno molti insetti che impollinano le nostre piante.

Il mulching

è una misura che a prima vista previene l’invaso dalla vegetazione nei prati. In realtà, questa misura solo prolunga questo problema. Il materiale organico che rimane dal mulching fertilizza il prato e di conseguenza contribuisce alla diminuzione della biodiversità. Allo stesso tempo, i prati trattati con tale misura attirano le specie aliene invasive, come la verga d’oro – quindi vi consigliamo di rimuovere il materiale organico dai prati.

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Animali nella foresta

Strato di copertura

Strato del tronco

Sottobosco

Strato di suolo

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Eroi delle favole slovene

La volpe

(Vulpes vulpes)

La volpe è un soprattutto animale notturno. Durante l’autunno e l’inverno però possiamo vederla anche di giorno. Riposa nella sua tana – scavata da lei oppure occupa una tana del tasso abbandonata. Sebbene abbia delle gambe abbastanza corti, corre velocemente e salta fino a 3-4 m di distanza. È un nuotatore abbastanza bravo ed è capace di arrampicarsi su un tronco lieve.

L’aspettativa di vita di una volpe è di circa 12 anni. I principali nemici naturali della volpe sono i lupi, le linci e le aquile – i cuccioli sono vulnerabili anche agli attacchi di predatori come gli astori e i gufi reali.

La volpe è uno degli animali più probabili di trasmettere la rabbia.

La sua alimentazione è composta da topi, conigli e altri roditori, larve di maggiolini, lombrichi, uova, uccelli, cuccioli di caprioli e di cervi, frutta e altro. Non sono però cacciatori bravi. Riesce a cacciare solo il 25% dei mammiferi e il 2% degli uccelli che caccia.

 

Le volpi adulti si prendono molta cura dei cuccioli fino al settimo mese della loro età.

LE SCOPERTE DI UN CIMITERO DI 16.500 ANNI IN GIORDANIA HANNO RIVELATO CHE LA VOLPE SAREBBE STATA PROBABILMENTE ADDOMESTICATA GIÀ 4000 ANNI PRIMA DEL CANE. LE SCOPERTE RIVELANO ANCHE CHE FU SEPPELLITA ACCANTO AL SUO PADRONE COME IL SUO FEDELE ANIMALE DOMESTICO.

La lepre comune

(Lepus europaeus)

La lepre comune non è un roditore come lo sono per esempio lo scoiattolo, la marmotta, la nutria o il castoro, ma appartiene alla famiglia dei leporidi. I suoi arti posteriori sono due volte più lunghI e forti di quelli anteriori. La sua vista e il suo udito sono particolarmente sviluppati. Gli occhi della lepre sono posti ai lati del capo e la loro posizione consente all’animale di avere un campo visivo molto ampio – una visione di quasi 360° gradi – e di percepire molto bene i movimenti nei dintorni. Le sue orecchie sono lunghe ed estremamente mobili. Si addormenta per qualche minuto e solo in quel tempo chiude gli occhi e riposa il muso. È veramente difficile vederlo nella natura. È un animale dalle abitudini crepuscolari, attivo soprattutto di notte. La femmina scava un cunicolo poco profondo in un campo o in una foresta e dentro il cunicolo figlia 1-5 cuccioli. I cuccioli sono coperti di pelo, non sono ciechi e già a partire da qualche ora dopo la nascita sono in grado di muoversi agilmente.

Condizioni meteorologiche sfavorevoli e predatori prendono il 90% dell’incremento annuale delle lepri comuni. Queste perdite sono recuperabili con successo grazie alla loro rapida riproduzione e le loro grandi cucciolate. La femmina può essere nuovamente fecondata durante la gravidanza. Ha un utero cornuto in cui due cucciolate possono svilupparsi indipendentemente.

HAI SENTITO CHE LE FORTI GAMBE LUNGHE DELLA LEPRE CONSENTONO ALLE LEPRI DI RAGGIUNGERE UNA VELOCITÀ DI 72 KM / H?

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Il più grande distruttore di conifere

Il bostrico tipografo

(Ips typographus)

Il bostrico tipografo ѐ un’insetto xilofago che in Slovenia e anche in Europa provoca il maggior danno nelle foreste.

Il bostrico tipografo ѐ un coleottero piccolo a forma cilindrica. Cresce fino a 5,5 mm. Il maschio scava un piccolo buco nella corteccia e fa una conchina in cui di solito attira tre femmine. Le femmine scavano delle gallerie lunghe fino a 15 cm e larghe circa 2,5 mm tra la corteccia e il legno, in cui depongono le uova. Le larve poi scavano delle gallerie laterali nella parte superficiale del legno e nella corteccia. Normalmente vi sono due generazioni all’anno – in condizioni favorevoli anche tre.

Colpisce principalmente gli abeti rossi. Il bostrico attacca i margini deboli del bosco e può causare la morte degli alberi. Questo significa che bisogna fare un ampio diboscamento sanitario che nel caso di monocoltura del bosco può portare alla deforestazione completa. In Slovenia il bostrico tipografo causa danni soprattutto agli abeti rossi, agli abeti e ai pini.

Gli alberi colonizzati dal bostrico vengono chiamati “lubadarke” (il nome deriva dalla parola slovena  lubadar che significa bostrico). Una caratteristica degli alberi attaccati è che la loro chioma diventa marciume e cambia il colore. Sulla corteccia è possibile notare dei piccoli buchi; gli alberi sono coperti di resina. Eventualmente iniziano a cadere anche gli aghi. Durante la fase finale la corteccia inizia a staccarsi e l’albero muore.

La dimostrazione delle forme evolutive e di sistemi di gallerie del bostrico tipografo. Cresce dai 4,2 ai 5,5 mm. Proprio i disegni caratteristici delle gallerie scavate sotto la corteccia degli alberi danno al bostrico tipografo il suo nome.

 

Gli alberi secchi o vivi colonizzati dal bostrico tipografo si chiamano “lubadarke”.

 

Un esempio dell’albero attaccato dalle larve del bostrico tipografo.

Colonizza gli alberi vecchi con corteccia spessa.

NEL 2015 LA MOLTIPLICAZIONE DEGLI INSETTI XILOFAGHI (DOPO LA TEMPESTA INVERNALE CON PIOGGIA CONGELANTESI – 2014) È STATA STRAORDINARIA. È STATO NECESSARIO ABBATTERE PIÙ DI 4 MILIONI DI M3 DI ALBERI, PER LO PIÙ ABETI ROSSI.

Come agire correttamente,

preservare l’abete rosso e l’abete e ridurre i danni economici?

Gli insetti xilofaghi (che si nutrono di legno, vivo o morto) sono dei residenti permanenti dei boschi e in condizioni normali aiutano a eliminare degli alberi indeboliti e danneggiati. Rappresentano anche una fonte importante di cibo per gli altri animali del bosco, ad es. uccelli.

In periodi di moltiplicazione straordinaria però causano dei danni economici: riducono la resa del legno a causa dell’abbattimento di alberi prematuro che porta alla svalutazione del legno: alcuni scavando le gallerie nel legno, ma soprattutto a causa dell’azzuramento del legno colonizzato, dovuto ai funghi dell’azzurramento trasportati dagli insetti xilofaghi. Aumentano il costo del rimboschimento, soprattutto se bisogna ricostruire il bosco piantando piantine di alberi forestali.

Un proprietario di foresta che nota i segni dell’attacco del bostrico tipografo sul proprio terreno o sul terreno del vicino, deve avvertire immediatamente il suo guardaboschi in carica. Deve immediatamente iniziare il processo di abbattimento di alberi nella sua foresta oppure trovare degli esecutori di questi servizi. Dopo l’abbattimento la foresta deve essere ripulita e il legno deve essere trasportato lontano dal bosco.

Per poter controllare il movimento della densità dei bostrichi tipografi è possibile usare gli alberi da caccia di controllo e le trappole feromoniche.

 

La parte del Parco nazionale della foresta bavarese completamente devastata a causa della straordinaria moltiplicazione del bostrico tipografo.

 

Dopo l’abbattimento degli alberi attaccati dobbiamo tagliare i loro rami e privarli della corteccia.

 

Il bruciamento delle parti attaccate degli alberi: corteccia e detriti di legno. Nel bosco possiamo accendere il fuoco solo se non è dichiarato alcun pericolo di incendio.

 

BISOGNA SAPERE CHE SOLO CON LA DIAGNOSI PRECOCE, L’ABBATTIMENTO DI ALBERI E LA RIMOZIONE DI COSIDDETTE “LUBADARKE” E LA DISTRUZIONE DELLA COVATA POSSIAMO PREVENIRE LA MOLTIPLICAZIONE  ECCESSIVA DEL BOSTRICO TIPOGRAFO.

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Cervo dalla coda lunga in pericolo e protetto

Lo scoiattolo

(Sciurus vulgaris)

Nelle nostre parti il mantello dello scoiattolo comune è di colore marrone rossiccio o marrone, raramente rossiccio, mentre la parte inferiore del corpo è sempre bianca. D’inverno le punte delle orecchie ottengono dei ciuffi auricolari scuri lunghi 3 cm. La colorazione varia molto anche tra i membri della stessa popolazione. I giovani scoiattoli però sono tipicamente più scuri degli adulti.

A terra, dove si muove con lunghi salti, non si sente al sicuro. Salta e si arrampica ottimamente. Si aiuta a ritrovare l’equilibrio con la coda e sa anche nuotare.

Non si addormenta durante l’inverno, perché non può sopravvivere senza il cibo più di alcuni giorni. Costruisce un nido composto di piccoli rami che misura 30 cm di diametro. Di solito il nido si trova circa 8 m (mai meno di 3 m) da terra. Può stabilirsi temporaneamente anche nelle cavità degli alberi . Lo scoiattolo è soprattutto un erbivoro, ma mangia anche uova di uccelli, uccelli e insetti in tutte le fasi di sviluppo. Qualche volta anche nasconde il cibo, ma raramente fa grandi scorte di cibo.

Agli scoiattoli non piacciono la pioggia, i temporali e la neve; così la loro sopravvivenza dipende molto dalle condizioni favorevoli durante il primo inverno, quando muore dal 75% all’85% degli scoiattoli piccoli.

Lo scoiattolo è una specie protetta in Slovenia.

QUALCHE VOLTA UNO SCOIATTOLO MATURO ADOTTA I CUCCIOLI CHE SONO RIMASTI ORFANI.

QUESTO ACCADE SOLO SE I CUCCIOLI FANNO PARTE DELLA SUA FAMIGLIA.

L’ermellino

(Mustela erminea)

L’ermellino non è molto diffuso in Slovenia, possiamo però notarlo ovunque tranne nel Litorale. Come  il furetto, si difende dai nemici naturali con una forte e maleodorante secrezione delle ghiandole sottocutanee.

La punta della coda dell’ermellino è nera. Rimane nera anche durante l’inverno, quando l’animale cambia il colore della pelliccia che diventa bianca. Il maschio che pesa da 200 a 250 g è molto più grande della femmina. È attivo così di giorno che di notte. Si muove con salti lunghi 30-100 cm. Si arrampica e nuota molto bene e ha una vista eccezionale. La tana dell’ermellino si può trovare in una cavità d’albero, in una fessura nella roccia o in un cunicolo sotterraneo (ma non scava mai il proprio cunicolo).

La sua dieta comprende piccoli roditori (raramente uccelli). Quando la popolazione dei roditori cade, mangia anche lombrichi, insetti, rettili, anfibi e frutti di bosco.

Nel passato la pelliccia invernale dell’ermellino era molto apprezzata ed era considerata un simbolo di nobiltà. Nelle nostre parti l’ermellino è un carnivoro di taglia piccola a rischio di estinzione e si tratta nella Lista Rossa delle specie protette. È principalmente minacciato dal traffico stradale e dai prodotti chimici dell’industria agricola.

CONOSCI IL SUO TIPICO MOVIMENTO ZIG ZAG? L’ERMELLINO CORRE FACILMENTE ANCHE ATTRAVERSO LA NEVE.

È CAPACE DI PERCORRERE UNA DISTANZA DI 15 KM IN UNA SOLA NOTTE.

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Alti rappresentanti delle nostre conifere

Il peccio o l’abete rosso

(Picea abies)

Il peccio è la specie arborea più diffusa nel nostro paese. Una volta non era così diffuso ed era presente solo nelle zone montuose e nelle valli fredde. Nella seconda metà del XIX secolo la gente iniziò a piantarla in massa anche altrove e oggi cresce attraverso tutta la Slovenia.

Cresce fino a 60 m in altezza. La sua corteccia resinosa è di colore marrone rossiccio ed è molto ruvida. I germogli del peccio sono lunghi 6 mm, mentre gli aghi misurano tra i 10 e i 25 mm e sono appuntiti. Se prendiamo in mano un ramo con gli aghi, veniamo pugnati nel palmo.  Questo è anche un semplice modo con cui possiamo distinguere tra il peccio e l’abete. Gli aghi del peccio sono quadrangolari e restano sui rami fino a 5-7 anni, in alcuni casi anche fino a 9 anni.

Le radici crescono poco sotto la superficie, perciò il peccio è facilmente ribaltato o rotto da un vento forte o dalla neve pesante. Dalle infiorescenze femminili si sviluppano i coni pendenti. I coni maturano in autunno, però rimangono chiusi. Iniziano ad aprirsi all’inizio di febbraio; i semi alati cadono dai coni. I coni cadono durante l’estate.

Nel passato il peccio fu piantato in massa a causa del suo legno. Il legno è morbido e resistente, perciò viene utilizzato per realizzare mobili, strumenti musicali, è molto usato anche nel campo edile e nell’industria della carta. Gli oli eterici sono ottenuti dagli ali.

 

 

SUGGERIMENTO!

RACCOGLI LE GEMME DI PECCIO IN PRIMAVERA E PREPARA UNO SCIROPPO PER L’INVERNO.

L’abete bianca

(Abies alba)

La chiamiamo anche l’abete comune o abezzo. È la terza specie arborea più importante nei nostri boschi dopo il peccio e il faggio. Rappresenta più del 9% della scorta di legna dei boschi sloveni.

L’abete bianca ha una corteccia grigia biancastra liscia e aghi piatti.

L’albero ha ricevuto il nome scientifico Abies alba per le due strisce bianche argentee sul lato inferiore degli aghi. Gli aghi sono solitari, con disposizione a “pettine” e lunghi 2-3 cm. I coni sono eretti, bruno verdastri e le loro squame hanno una caratteristica escrescenza sulla parte superiore. Quando sono maturi, cadono e sull’albero rimane solo l’asse centrale nuda del cono.

La corteccia negli esemplari giovani è liscia e grigia biancastra e contiene le ghiandole resinose. Più tardi la corteccia si desquama e inizia a produrre la resina. Una caratteristica tipica dell’abete bianca è che può crescere completamente oscurata nel sottobosco per più decenni. Quando le condizioni migliorano, accelera la sua crescita. Il suo legno è morbido ed elastico e viene utilizzato per realizzare mobili, travi, pasta di legno ed è usato anche nel campo edile.

Sull’abete le api raccolgono la mana o la melata – un succo dell’albero parzialmente lavorato che viene estratto da alcuni pidocchi e cocciniglie e poi escreto. Quando l’abete bianca fornisce tanto miele, un alveare può raccogliere fino a 10 kg di miele al giorno.

  

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Le regole di un buon naturalista

  • Non danneggiare gli alberi.

Così gli alberi piccoli che gli alberi grandi e i cespugli sono degli esseri viventi, quindi dobbiamo rispettarli.

  • Non danneggiare i fiori selvatici,

il sottobosco, i funghi, i frutti e il muschio. Sono essenziali per la vita della foresta, quindi la raccolta è limitata dalle normative.

  • Condurre il cane al guinzaglio.

Gli animali del bosco sono molto timidi ed evitano l’uomo. Non disturbare gli animali con il rumore.

  • Seguire i sentieri.

I sentieri escursionistici nel bosco ci conducono di scoprire dei tesori della natura interessanti. Non danneggiare la segnaletica dei sentieri, i cartelli su recinzioni e ponti, i banchi e altri dispositivi.

 

 

DIVENTATE DEGLI AMICI DEL BOSCO. LASCIATELO COME L’AVETE TROVATO.
  • La guida

nel bosco è consentita solo sulle strade, a meno che un cartello speciale non lo vieti. Prima di parcheggiare il veicolo su qualche terreno, chiedere il permesso al proprietario del terreno.

  • Il fuoco

danneggia gli alberi, le altre piante e gli animali selvatici, perciò è vietato accendere i fuochi.

  • L’acqua è preziosa.

Il bosco la pulisce, la trattiene e ci aiuta a mantenerla potabile. Partecipate anche voi e non rilasciate delle sostanze nocive nell’acqua o nel suolo del bosco.

  • Non lasciare tracce.

Mettere i rifiuti nella pattumiera o in una discarica ordinata.

 

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Cosa ci dicono le rocce intorno a noi?

NON CI CREDERETE: LE ROCCE CI DICONO CHE 180 MILIONI DI ANNI FA QUI C’ERA IL MARE!

Durante la formazione delle rocce che si trovano sulla superficie nei dintorni di Cerovo il territorio sloveno si trovava sulla margine meridionale dell’allora Oceano Tetide. Sull’immagine sottostante  l’area in cui ci troviamo è contrassegnata da un minuscolo rettangolo giallo.

A quel tempo, l’allora “supercontinente” Pangea stava appena iniziando a dividersi nei singoli continenti che conosciamo oggi. L’Oceano Atlantico ha già iniziato a formarsi tra l’America Settentrionale e l’Europa. L’America Meridionale e l’Africa erano ancora in contatto. Nel Mesozoico, quando il territorio della Slovenia si trovava ai margini dell’Oceano Tetida, si è formata una sequenza di rocce ampia più di mille metri nei dintorni di Cerovo, composta soprattutti da vari calcari.

Oggi c’è un ambiente geologico simile a quello di 180 milioni di anni fa in quest’area ad esempio alle Maldive, alle Bahamas, in Polinesia e altrove.

Il calcare

Il calcare è una roccia sedimentaria ed è prevalentemente composta dal minerale calcite. In termini chimici si tratta del carbonato di calcio (CaCO3). Quasi tutti i calcari si formano nell’ambiente marino, quando l’acqua è sovrasatura del carbonato di calcio. Il carbonato di calcio viene quindi escreto o depositato sul fondo del mare e copre tutti gli organismi morti.

Il calcare è la roccia più diffusa in Slovenia. Grandi aree vengono coperte dal calcare nelle Alpi Giulie e nelle Alpi della Savinja, sul Carso e nella Bassa Carniola e Kočevje. Si trova ovunque tranne in Prekmurje.

Un tipico paesaggio forestale sui calcari mesozoici nelle regioni della Bassa Carniola e del Kočevje. Le rocce calcaree che emergono dai bassi suoli post-carbonatici sono ricoperte di muschio.

La maggior parte dei calcari in Slovenia si sono formati nel Mesozoico. La maggior parte del Mesozoico la Slovenia era coperta dal mare poco profondo ai margini del grande Oceano Tetide. Anche i calcari nei dintorni di Cerovo si sono formati in questo modo.

In alcune parti il calcare è macchiato. L’immagine mostra un esempio di piccole cavità paleo-carsiche riempite di calcite variopinto. Una tale struttura di calcare indica un mare poco profondo, persino l’alternanza di terraferma e mare durante la formazione del calcare.

Fossili

I fossili più facilmente osservabili sono i gusci di conchiglie e di lumache, spesso anche i coralli pietrificati, i crinoidi, i brachiopodi, i ricci di mare e altri organismi marini dal guscio duro.

Mijavčevo brezno

è una delle 10.000 grotte carsiche in Slovenia. Dr. Rado Gospodarič – un noto carsologo sloveno – e i suoi colleghi furono i primi a descrivere la grotta. La profondità della grotta è di circa 25 metri, mentre la lunghezza totale dei cunicoli principali e laterali è di circa 80 metri.

CONOSCI IL NOME DELL’ESPERTO CHE STUDIA LE ROCCE, RICERCA LA FORMAZIONE DI MONTAGNE, GRAVINE E GROTTE CARSICHE?

…PUOI TROVARE LA RISPOSTA SOTTO LA PIETRA VICINO AL FAGGIO…

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Mezzanotte a gambe corte

Il tasso

(Meles meles)

Il tasso è il più grande animale della famiglia Mustelidae. La sua testa è di forma allungata e ha il corpo forte e corpulento. Può pesare anche fino a 20 kg.

È un animale notturno. Di solito si muove lentamente e con prudenza. Si arrampica abbastanza bene e anche nuota nel caso di emergenza. L’olfatto e l’udito dei tassi sono molto ben sviluppati, mentre la loro vista è piuttosto debole. D’inverno l’attività dell’animale rallenta consideratamente, però non è tipico per il tasso il letargo invernale. La tana del tasso è un labirinto pieno di cunicoli e camere e ha più ingressi di cui diametri misurano 3-5 dm. Nel territorio collinare i cunicoli misurano fino a 10 m e si trovano anche 2-4 m sottoterra. L “camera da letto” è la più grande camera della tana e misura fino a 1,5 m di diametro. Il tasso la ricopre di foglie, erbe e muschi. Vicino alla sua tana c’è una latrina dove il tasso lascia le materie fecali. La latrina si può trovare anche in una camera sotterranea. I tassi vivono spesso in comunità familiari.

L’aspettativa di vita del tasso è di circa 15 anni.  Purtroppo il 35% dei giovani tassi non sopravvive al terzo anno. Il lupo e la lince sono i loro nemici naturali più grandi.

 

 

 

 

 

SAPEVATE CHE LA TANA DEL TASSO PUÒ ESSERE ABITATA ANCHE PER 100 ANNI E CHE LA LUNGHEZZA TOTALE DEI CUNICOLI DI ALCUNE TANE RAGGIUNGE ANCHE I 300 M?

Il riccio

(Erinaceus europaeus)

I ricci sono un gruppo di animali abbastanza vecchio. I loro antenati apparvero quando i dinosauri si estinsero. Il riccio è cambiato poco negli ultimi 15 milioni di anni. Ci sono 15 specie di ricci sul mondo, di cui ne abbiamo solo 2 in Europa.

Misura tra i 22 e i 30 cm in lunghezza e pesa fra i 500 e i 1900 grammi. La sua pancia è coperta con il pelo, mentre la schiena è piena di aculei. La femmina figlia 2-10 piccoli ricci ciechi che hanno già gli aculei e il pelo, ma sono molto soffici. I piccoli ricci sono allattati dalla madre per 3-4 settimane e dopo 2 settimane aprono gli occhi. Il maschio aiuta fedelmente la femmina durante l’allevamento dei piccoli ricci; i piccoli diventano indipendenti già dopo 6 settimane.

Quando il riccio si trova in pericolo, non si ritira, ma si arrotola su sè stesso, in modo da formare una palla. Per questo motivo e anche per la loro lentezza, i ricci sono tra gli animali più frequentemente coinvolti in incidenti stradali.

 

IL RICCIO PUÒ CAMMINARE PER 3-4 KM IN UNA NOTTE SENZA PROBLEMI. È CAPACE DI CORRERE AD UNA VELOCITÀ DI 20-25 km/h.

SE INCONTRATE UN RICCIO NON OFFRIRGLI DEL LATTE PERCHÉ NON LO PUÒ DIGERIRE.

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L’importanza inestimabile della foresta

Il bosco

Molto tempo fa il bosco copriva quasi l’intero territorio della Slovenia fino a un’altezza di circa 1.800 m. Quando i primi abitanti si stabilirono su questo territorio, iniziò il disboscamento. Il legno rappresentava il materiale necessario per la costruzione di alloggi, la fonte per il riscaldamento e per preparare il cibo e tanti altri prodotti.

Il bosco di Krakovo è la più grande zona umida in Slovenia. Particolarmente interessante e protetta è la parte centrale dove crescono le querce secolari.

Con il disboscamento procuravano dei terreni per la produzione agricola.

Le specie arboree più diffuse sono il faggio e l’abete rosso. È possibile trovare anche alcune specie arboree straniere che sono state portate qui da altrove.

I boschi sono una comunità complessa e intrecciata di piante, animali e microorganismi. Sono una parte importante del nostro ambiente, perché filtrano l’acqua e l’aria, proteggono il suolo dall’erosione e arricchiscono la biodiversità. Contribuiscono all’approvvigionamento sostenibile di materie prime da fonti domestiche e offrono lavoro e reddito nelle zone rurali.

Il legno dei boschi, dove i proprietari dei boschi gestiscono il terreno in modo sostenibile, è un materiale rinnovabile indispensabile nell’edilizia. Il bosco rappresenta anche un luogo di rilassamento e un luogo dove possiamo rientrare in contatto con la natura. Oltre a quanto già indicato, ha molti ruoli importanti: protettivo, climatico, idrologico, biotopico, ricreativo, educativo, sanitario, scientifico, estetico ecc.

Si prevede che entro il 2030 oltre il 70% della popolazione mondiale vivrà nella città. Per tanti, i boschi urbani saranno l’unica possibilità per sviluppare un contatto con la natura. Ciò è ancora più importante per i bambini, perché solo nella natura possono sviluppare il senso per la sua preservazione. Su iniziativa dell’Organizzazione delle Nazioni Unite ogni anno celebriamo il 21 marzo come la giornata internazionale delle foreste.

Il sentiero forestale

Il sentiero forestale è una strada forestale nel bosco o fuori bosco destinata soprattutto alla gestione forestale. Può essere largo fino a 3,5 m e principalmente consente l’esbosco del legno con l’aiuto di diversi mezzi.

Un trattore con un rimorchio e una gru è pronto per l’esbosco del legno dal bosco. Il sentiero forestale è progettato così che consente ai trattori di girare in modo sicuro nelle piazzole di maggiori dimensioni.

In Slovenia la maggior parte del legno viene trainato dal ceppo al magazzino temporaneo lungo la strada per i camion da trattori, da qualche parte anche da cavalli. Non è consentito guidare il trattore sull’intera superficie del bosco perché questo porta alla compattazione del suolo e danneggia gli alberi giovani e adulti.

La costruzione dei sentieri forestali ci offre tanti vantaggi: a lungo andare l’esbosco del legno diventa più economico, aumenta la sicurezza del lavoro, ci consente di orientarci meglio nel bosco.
I sentieri forestali hanno anche altre intenzioni come per esempio: sicurezza antincendio, caccia, equitazione, passeggiate ecc.

LAVORARE NEL BOSCO È MOLTO IMPEGNATIVO E PERICOLOSO.

LAVORIAMO NEL BOSCO SOLO SE ABBIAMO ABBASTANZA ESPERIENZA, CONOSCENZA E LE ATTREZZATURE GIUSTE.

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Percorso didattico-naturalistico Po sledeh vodomca

Un interessante rappresentante di anfibi

La salamandra pezzata

(Salamandra salamandra)

È un anfibio che di solito misura dai 11 ai 20 cm. Le femmine sono generalmente più corpulenti e grandi dei maschi. La salamandra pezzata è di colore nero, ma la sua schiena e sui fianchi sono coperti di macchie gialle. La salamandra è riconoscibile proprio per le macchie gialle che sono di forma irregolare.

Dietro gli occhi ha le sue ghiandole secernenti che sono sempre pigmentate. Si trattiene spesso vicino i ruscelli puliti e pozzanghere piccole ricche di ossigeno, dove le femmine depongono le larve.

Le salamandre mature vivono sulla terraferma, ma in tempo asciutto si trattengono sotto i tronchi degli alberi morti, sotto i ceppi o le pietre e anche i buchi delle radici degli alberi o le fessure simili sono un rifugio benvenuto per loro. Verso la sera o nei giorni di pioggia si recano sul suolo del bosco a cercare il cibo o un partner. Si cibano di animali di misure più piccole di loro, come lombrichi, insetti e lumache.

La salamandra pezzata è vivipara e, a differenza della maggior parte degli anfibi sloveni, non depone uova, ma larve già ben sviluppate.

SAPEVATE CHE LA SALAMANDRA È CAPACE DI RIGENERARE I PROPRI ORGANI?

RICRESCE UNA GAMBA O ANCHE QUALCHE ORGANO PIÙ COMPLESSO COME IL RENO, GLI OCCHI O PERSINO IL CUORE. LA VITA MEDIA DI UNA SALAMANDRA PEZZATA È PIÙ DI VENTI ANNI.

La raganella

(Hyla arborea)

È una piccola rana di colorazione verde chiaro che misura tra i 3 e i 5 cm in lunghezza. Ha una piccola testa con grandi occhi sporgenti, pupille ovali orizzontali e un piccolo timpano rotondo. La caratterizza una stretta striscia marrone scura che parte dalle narici, prosegue dopo gli occhi e continua lungo i fianchi. È capace di adattare il suo colore al colore dell’ambiente circostante.

Subito dopo l’ibernazione può essere anche di colore grigio-brunastro. La pancia è biancastra, così come la gola delle femmine. La gola dei maschi è di colore giallo-bronzo e questo è l’unico segno grazie a cui possiamo distinguere i maschi dalle femmine.

La raganella è un’arrampicatrice molto brava. L’arrampicata abile e sicura è resa possibile dalle sue gambe sottili e snelle e da ventose rotondi sulle punte delle dita. In Slovenia è generalmente diffusa fino a 800 m sul livello del mare. È principalmente attiva durante il giorno, ma si fa sentire dopo il tramonto, quando arriva anche il tempo di riproduzione. Si trattiene spesso tra i cespugli e le cime degli alberi, dove i maschi possono arrampicarsi anche alcuni metri di altezza e nascondersi bene dalla preda potenziale.

La raganella è una specie protetta in Slovenia ed è elencata come una specie vulnerabile nella Lista Rossa.

 

INTERESSANTE! NONOSTANTE LA SUA PICCOLEZZA (3-5 CM) È LA RANA PIÙ RUMOROSA IN SLOVENIA.

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Percorso didattico-naturalistico Po sledeh vodomca

La sorgente di Podlomščica

Le peculiarità del paesaggio carsico

Le rocce carbonatiche, come il calcare e le dolomiti, formano le falde acquifere carsiche. A causa della dissoluzione e della conseguente porosità (cavitazione) delle rocce, l’acqua piovana si incaverna subito (alimentazione autogena) su tale superficie; si incavernano anche i fiumi sotterranei (alimentazione allogenica). I fiumi sotterranei si uniscono successivamente in corsi d’acqua più grandi che scorrono attraverso le grotte carsiche verso le sorgenti.

Le sorgenti carsiche sono deflussi naturali di acqua dalle falde acquifere carsiche. Nel corso dei millenni hanno svolto un ruolo estremamente importante nell’approvvigionamento dell’acqua, nell’irrigazione e nella produzione di elettricità. Sono importanti anche a causa della grande diversità e della biodiversità unica degli ecosistemi acquatici sotterranei. Le caratteristiche tipiche delle sorgenti carsiche sono la grande oscillazione dei flussi, la reazione rapida alle precipitazioni e l’occasionale torbidità, quando i livelli dell’acqua salgono.

Podlomščica

Podlomščica ha un carattere distinto di origine carsica. Sorge in una valle carsica presso la frazione Podlom, dove una volta c’erano due mulini. Lungo la sponda destra del ruscello possiamo trovare diverse sorgenti più piccole permanenti e occasionali che sgorgano all’aperto al contatto dei calcari con rocce meno permeabili.

La temperatura dell’acqua è relativamente stabile (~9,7 °C). Dopo le precipitazioni abbondanti i flussi aumentano rapidamente; aumenta anche la torbidità. Nel caso di bassi livelli d’acqua alla sorgente,  solo pochi l/s affluiscono in superficie; nel caso di alti livelli d’acqua, le portate superano 1,5 m3/s. In quei casi l’acqua allaga la strada che collega la fattoria vicino alla sorgente con Spodnja Slivnica.

Le acque confluiscono a Podlom da zone a sud della sorgente e dalla sorgente del fiume sotterraneo Močila pri Lipljenah.

Podlomščica, insieme a numerosi affluenti carsici da ovest e sud-ovest, scorre verso Grosupeljsko polje, dove viene unita con Bičje e Grosupeljščica e nominata Dobravka, dove scorre sul Radensko polje. Zelenka sorge sul bordo occidentale del Radensko polje e Šica – che riceve l’acqua dal Dobrepolje – sul bordo meridionale. Nel caso di livelli d’acqua medio-bassi, l’acqua scorre direttamente dal campo verso le sorgenti di Krka, mentre nel caso di alti livelli d’acqua, l’acqua scorre attraverso Lučki dol.

SAPEVATE CHE QUASI LA METÀ DEL TERRITORIO DELLA SLOVENIA È COPERTA DA ROCCE DI CARBONATO E CHE LE RISORSE IDRICHE DEL CARSO PROCURANO LA METÀ DEL BISOGNO DI ACQUA POTABILE?

GLI IMPORTANTI FIUMI SLOVENI (SAVA DOLINKA, SAVA BOHINJKA, ISONZO, LJUBLJANICA E ALTRI) RICEVONO L’ACQUA DAGLI ACQUIFERI CARSICI. ANCHE IL DANUBIO, IL SECONDO FIUME PIÙ GRANDE D’EUROPA, È FORMATO DA DUE SORGENTI CARSICHE – BREG E BRIGACH A SCHWARZWALD.

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Un timido erbivoro

Il capriolo

(Capreolus capreolus)

Il capriolo è il più piccolo membro della famiglia dei cervi che vive nelle nostre parti. L’altezza al garrese del capriolo misura tra i 90 e i 95 cm: la lunghezza corporea di un animale adulto misura circa un metro. La sua coda è molto corta. Il lato inferiore della coda è bianco e questo serve ai caprioli di un branco per comunicare tra di loro ma anche per comunicare con un predatore. La parte bianca della coda alta avverte gli altri membri del branco del pericolo e informa il predatore che la sua presenza è stata notata.

La testa del capriolo è adornata di corna che cadono in autunno, ma ricrescono fino alla primavera. Le femmine non hanno le corna. I caprioli vivono in piccoli gruppi – branchi; i vecchi maschi diventano solitari. Quando c’è ancora buio, possiamo sentire l’abbaio rauco del capriolo. I principali predatori dei caprioli nella natura sono le linci e i lupi.

Il cucciolo di capriolo inizia a camminare solo tre giorni dopo la nascita. Fino a quel punto resta nascosto e non segue la madre. Dato che le sue ghiandole esterne non funzionano ancora, è difficile per i suoi predatori di trovarlo. Il manto del cucciolo è macchiato da punti chiari fino alla sesta settimana. Nelle prime settimane il cucciolo di capriolo si nutre esclusivamente con il latte della madre e viene allattato almeno dieci volte al giorno.

Il capriolo neonato aspetta il ritorno di sua madre. Anche quando crescerà, continuerà a vivere nella stessa zona – di solito vicino il posto di nascita.

ATTENZIONE CON AZIONI E REAZIONI TROPPO RAPIDI! SE SCOPRITE UN CUCCIOLO NELL’ERBA O NELLE FOGLIE, LASCIATELO. SUA MADRE NON È LONTANO E TORNERÀ PRESTO A PRENDERSI CURA DEL CUCCIOLO.

Il cervo

(Cervus elaphus)

Il cervo è attivo particolarmente al tramonto e di notte. Durante il giorno riposa al riparo degli alberi. Al tramonto va al pascolo. Il cervo è il nostro ungulato più grande – raggiunge un’altezza al garrese di 150 cm. Si ciba principalmente di erbe, semi e frutti. D’inverno si ciba anche di corteccia di albero. I maschi si distinguono dalle femmine per le corna impressionanti.

Il cervo è un animale da branco. Le femmine con i piccoli vivono in gruppi che sono separati dai maschi. D’inverno i maschi vivono in piccoli gruppi oppure sono solitari. All’inizio del periodo degli accoppiamenti (in settembre), i maschi si separano e duellano tra di loro per poter ottenere il maggior numero di femmine possibile. L’aspettativa di vita di un cervo in natura è di circa 5-6 anni, ma può raggiungere anche 20 anni. Il suo principale nemico naturale è il lupo.

Nel XIX secolo i cervi nativi in Slovenia furono praticamente sterminati. Però alla fine dello stesso secolo, furono sistemate delle recinzioni per selvaggina da cui proviene la maggior parte dei cervi attuali.

La cerva e il cerbiatto con il mantello estivo. Il mantello dei cerbiatti è macchiato da punti chiari fino all’età di sei mesi.

I PRIMI PALCHI DEL CERVO COMPAIONO IN PRIMAVERA NEL SECONDO ANNO DI VITA E CADONO IN PRIMAVERA DELL’ANNO PROSSIMO. IL FENOMENO SI RIPETE, DA QUI INNANZI, REGOLARMENTE OGNI ANNO – IL NUMERO DELLE PUNTE NORMALMENTE AUMENTA OGNI ANNO.

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Gli uccelli rumorosi delle nostre foreste

Il picchio rosso maggiore

(Dendrocopos major)

Tutti i picidi, tranne il torcicollo, sono specializzati nell’arrampicata e nell’intaglio di buchi nei tronchi verticali. Anche la sua anatomia è adatta al proprio stile di vita. Hanno zampe forti e dita ben mobili con artigli affilati e forti. Due dita sono rivolte in avanti, due all’indietro. Due caratteristiche tipiche dei picidi sono ancora il forte becco e il cranio – a forma di scalpello o affilato – che insieme ai muscoli del collo assorbono le vibrazioni create durante il battito e l’intaglio dei tronchi degli alberi. I picidi sono una famiglia di uccelli dell’ordine dei Piciformi, quindi specializzati nello scavare degli alberi.

Il picchio maggiore è il picido europeo più diffuso. Il maschio e la femmina si distinguono per il fatto che il maschio ha una macchia sulla nuca. I pulcini si riconoscono dalla fronte rossa. Il picchio è attivo durante il giorno, quando cerca il cibo arrampicandosi sui tronchi degli alberi. Oltre agli insetti (che trova sui rami) ricerca anche le loro larve che vivono nel legno marcio. Per poter raggiungere le larve nel legno i picidi usano le loro lunghe lingue.

Spesso possiamo osservarlo come aspetta tranquillamente e volta la testa appoggiando l’orecchio al tronco. Ha un udito estremamente sviluppato e riesce a sentire i minimi movimenti delle larve che si trovano sotto la corteccia.

L’occhio del picchio maggiore ha una membrana speciale che protegge l’occhio da pezzi di legno.

 

SAI CHE IL PICCHIO MAGGIORE COLPISCE L’ALBERO CON IL BECCO FINO A 12.000 VOLTE AL GIORNO? PERCIÒ IL SUO CORPO SI È MODIFICATO.

L’allocco

(Strix aluco)

L’allocco è la specie più comune e più nota in Slovenia. Si suppone che l’allocco abbia la vista migliore tra i rapaci notturni. Le retine dei loro grandi occhi neri contengono più di 56.000 cellule sensoriali per stimoli luminosi per millimetro quadrato. Vive nei boschi di conifere e latifoglie e nei frutteti, soprattutto dove si trovano tanti alberi vecchi.

Caccia di notte e si nutre principalmente di topi e di altri piccoli roditori – più raramente di piccoli uccelli, rane, lombrichi e insetti.

Nidifica nelle cavità degli alberi tra febbraio e giugno.

La sua altezza varia tra i 37 e i 43 cm e la sua apertura alare varia tra i 96 e i 104 cm. Si fanno sentire all’imbrunire e di notte con richiami molto caratteristici. Il richiamo più comune è il “kuvit”. I canti dei maschi durante il periodo dell’accoppiamento sono sordi “huh-hu” e dopo “hu-u-u-u-u-u” tremanti e sono diventati sinonimi dei canti degli allocchi nelle nostre parti.

È principalmente minacciato dai prodotti chimici dell’industria agricola e dalla deforestazione che causa la mancanza di territori di nidificazione (di solito tronchi grandi). Così è necessario installare cassette nido adeguate in cui vengono pressati 15-20 cm di paglia, segatura o erba secca.

IL PIUMAGGIO DELL’ALLOCCO CONTIENE PELURIA AGGIUNTIVA GRAZIE A CUI IL SUO VOLO DIVENTA ESTREMAMENTE SILENZIOSO E GLI PERMETTE DI ARRIVARE IMPROVVISAMENTE SULLE PREDE.

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Grande foresta pelosa

L’orso bruno

(Ursus arctos)

L’orso bruno è il carnivoro terrestre più grande del mondo. Il suo corpo è forte e robusto. Camminando l’orso mette l’intera zampa sul terreno. In generale il colore del suo pelo è castano, ma varia. Il pelo dell’orso può essere anche più chiaro con sfumature bionde, ma può tendere anche al colore castano o castano-nero.

Un’orsa matura normalmente misura circa 150 cm in lunghezza e 70 cm in altezza; le dimensioni normali di un orso maturo sono circa 180 cm in lunghezza e 85 cm in altezza.

In gennaio l’orsa figlia 1-4 cuccioli nella tana. I cuccioli appena nati pesano 0,5 kg. Le orse mature pesano tra i 85 e i 160 kg, mentre gli orsi pesano tra i 130 e i 260 kg, raramente fino a 350 kg.

L’orso raramente attacca l’uomo. Questi incidenti sono evitabili rispettando quanto segue:

  • Nelle aree dove è possibile incontrare l’orso avanzare facendo in modo che la propria presenza sia avvertita.
  • Tenere sempre il cane al guinzaglio!
  • Non avvicinarsi mai agli orsetti.
  • Non fuggire mai dall’orso e non arrampicarsi su un albero.
  • Se vi trovate in presenza di un orso (o un’orsetta con i cuccioli): fermarsi, rimanere calmi e  ritornando se serve da dove si è venuti, senza alcuni movimenti rapidi o gridi.
SAPEVATE CHE L’OLFATTO DELL’ORSO È CENTO VOLTE PIÙ SENSIBILE DI QUELLO DELL’UOMO?

Cinghiale

(Sus scrofa)

Il cinghiale è un animale cauto e ragionevole. È più attivo di notte. È un onnivoro e la maggior parte della sua dieta è costituita di parti sotterranee delle piante e frutti. Grufola nel terreno cercando gli  invertebrati. Talvolta gli piace mangiare anche le carogne. Nelle nostre parti le scrofe e i loro cuccioli vivono in un branco costituito da 10-30 animali. I cinghiali maturi però conducono una vita solitaria. Si avvicinano al branco durante la stagione degli accoppiamenti.

La scrofa figlia fino a 10 cuccioli – sopravvivono otto o meno, perché lei ha solo otto capezzoli. In questo periodo la femmina gravida si isola dal resto del gruppo per costruirsi una tana di materiali vegetali e di sottopelo.

L’aspettativa di vita dei cinghiali è di circa 8-10 anni. Il principale predatore dei cinghiali è il lupo che è ancora più pericoloso per loro nella neve alta.

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I cacciatori e la loro missione

La caccia di una volta...

La gente dell’età della pietra si sosteneva cacciando e raccogliendo. Le prime armi erano di legno e di pietra. Successivamente, la gente cominciò a modificare le ossa e le corna. Nel corso dei millenni i cacciatori perfezionarono la loro tecnica di creazione degli attrezzi. Producevano asce, lance, mazze e armi simili che aiutavano i cacciatori a catturare animali più grandi.

I cacciatori dell’era glaciale cacciavano un’ampia varietà di animali. Alcuni animali sono già estinti (mammut, rinoceronti, orsi delle caverne, cervi giganti e uri). Altri si ritirarono nell’estremo nord dell’Europa alla fine dell’era glaciale: renne, ghiottoni, buoi muschiati, alci, bisonti.

Con la stratificazione sociale gli strati superiori della popolazione si riservarono il diritto esclusivo di cacciare. Così la caccia divenne un tipo di divertimento della nobiltà, mentre fu vietata agli strati inferiori. Perciò apparvero i cacciatori selvaggi che dovevano cacciare per migliorare la loro dieta modesta. Le punizioni per queste attività erano severe e crudeli.

I modi di caccia non cambiarono significamente fino all’avvento delle armi da fuoco: solo punte delle lance, frecce, asce e coltelli erano fatti di metallo e non di ossa e pietra. Sono passati meno di 200 anni da quando un orso della regione di Plezzo è stato inseguito da un gruppo di cacciatori armati di armi bianche quando lo sfortunato Tožbar, armato di un’ascia, ha perso la propria mascella inferiore durante questa.

SAPEVATE CHE NELLA STORIA LA CACCIA NON RAPPRESENTAVA SOLO UN MODO PER SOPRAVVIVERE E CHE I CACCIATORI HANNO LASCIATO ANCHE DELLE TRACCE CULTURALI?

IL PIÙ VECCHIO STRUMENTO MUSICALE CONOSCIUTO IN EUROPA È IL FLAUTO DA OSSA DI ORSO TROVATO DURANTE GLI SCAVI NELLE GROTTE DIVJE BABE A IDRIJA.

...e oggi

La caccia ha un ruolo molto importante nella storia dello sviluppo dell’uomo e nel mantenimento dell’equilibrio nella natura. Se non fosse per i cacciatori, il numero eccessivo di animali avrebbe potuto causare lo sviluppo di numerose malattie pericolose anche per gli uomini. In questo modo quindi i cacciatori stabiliscono un equilibrio nella natura. Quindi è sbagliata la convinzione che i cacciatori solo uccidano e caccino gli animali. Durante gli inverni freddi e le estati calde e secche, sono i cacciatori quelli che procurano cibo e acqua agli animali. Grazie a loro sopravvivono tanti animali selvatici che altrimenti morirebbero.

Le gestione sostenibile delle foreste e la protezione della selvaggina era sempre una guida professionale ed etica per i cacciatori. Così possiamo ancora trovare lupi, orsi o linci nei boschi sloveni – la selvaggina che è già scomparsa in gran parte dell’Europa. La Slovenia gestisce in modo sostenibile la selvaggina con l’aiuto delle organizzazioni di cacciatori (famiglie di cacciatori, L’Associazione cacciatori Slovenia, zone di caccia per intenzioni speciali, associazioni pubbliche e associazioni regionali delle zone di caccia per intenzioni speciali e associazioni regionali degli amministratori delle zone di caccia).

La zona in cui si trova il percorso didattico-naturalistico Po sledeh vodomca è gestita dalla famiglia di cacciatori Taborska jama.

 

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Rappresentante della bestia in pericolo e assicurato

Il lupo grigio

(Canis lupus)

Il lupo grigio è uno dei mammiferi più diffusi al mondo. Nel XIX e XX secolo i lupi furono sterminati da tutta l’Europa centrale e settentrionale. Le popolazioni stanno aumentando negli ultimi due decenni e si sono espanse naturalmente. In Slovenia il lupo non è mai stato completamente sterminato e grazie a ciò la popolazione attuale rappresenta una delle poche popolazioni autoctone ancora rimaste in Europa. Da quando il lupo è stato protetto, la sua popolazione sta aumentando.

Il lupo è caratterizzato da un senso familiare. La coppia si prende cura dei cuccioli ed è fortemente connessa durante le stagioni dell’accoppiamento. Il maschio porta il cibo alla femmina e ai cuccioli e rigurgita il cibo predigerito vicino alla tana. Tra un po’ anche le madri iniziano a procurare il cibo.

Il branco è composto da una famiglia di 2-20 lupi, ma di solito conta 5-8 lupi. Generalmente il branco consiste di una coppia dominante e della loro prole o parenti.

Il lupo misura da 100 a 120 cm di lunghezza e da 45 a 75 cm d’altezza al garrese. I maschi sono anche un terzo più grandi delle femmine. Un lupo adulto normalmente pesa fino a 80 kg. Corre spesso ed è persistente nel mantenere il passo. A differenza del cane il lupo ha una striscia nera lunga 10 cm e larga 2 cm sull’avambraccio.

IL LUPO È L’ANTENATO DEL CANE. È STATO ADDOMESTICATO DALL’UOMO GIÀ NEL NEOLITICO.

NON È PERICOLOSO PER L’UOMO. NONOSTANTE CIÒ, È STATO PERSEGUITATO IN EUROPA E STERMINATO DA VASTE AREE.

La lince

(Lynx lynx)

La lince è un animale raro e timido ed è la specie di mammifero più a rischio di estinzione in Slovenia. Pochi riescono a vederlo in natura, poiché la maggior parte del tempo caccia di notte e riposa durante il giorno. Sebbene il numero di esemplari oggi dovrebbe essere stabile, è ancora una specie a rischio  di estinzione, quindi la caccia alla lince è regolamentata in Slovenia. Le linci sono gatti con la coda corta e le zampe lunghe, le loro orecchie terminano con un ciuffo di peli neri che gli altri gatti non hanno.

La sua pelliccia è folta, lunga e fine. La sua schiena grigio rossiccia è coperta di macchie marroni. La punta della sua coda è nera e la pancia è biancastra. I suoi ciuffi di pelo sulle guance formano delle folte “basette”. I maschi sono più grandi e forti delle femmine; pesano fino ai 50 kg. La lince è un predatore specializzato che attacca la sua preda da una posizione nascosta. Durante la caccia si affida alla vista e all’udito. Ha un’aspettativa di vita di 14-17 anni. Non ha dei nemici naturali, ma evita il lupo. Ha degli artigli retrattili. Quando inspira ed espira fa la fusa come il gatto. La vista e l’udito della lince sono eccezionali, perciò aiutano alla lince a identificare la loro preda da una distanza di 50 m.

IL NOME SCIENTIFICO DELLA LINCE (LYNX LYNX) HA UN ORIGINE INDOEUROPEA CHE SIGNIFICA “LUMINOSITÀ”. SI RIFERISCE ALLA RIFLESSIONE DEGLI OCCHI DELLA LINCE.

NEI MITI GRECI, NORVEGESI E NORDAMERICANI LA LINCE VEDE QUELLO CHE GLI ALTRI NON RIESCONO A VEDERE. CON QUESTO DONO RIVELA DELLE VERITÀ NASCOSTE.

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La grotta del sindaco ospita anche animali protetti

Il ferro di cavallo minore

(Rhinolophus hipposideros)

È una delle trenta specie di pipistrelli che vivono in Slovenia. In inverno entra in ibernazione all’interno di grotte sotterranee che in estate vengono usate come rifugi diurni. È un animale protetto.

Sono riconoscibili dalla loro silhouette caratteristica; durante il loro riposo pendono aggrappati al soffitto a testa in giù, avvolti completamente con le ali.

La lunghezza corporea del ferro di cavallo minore misura fino a 4,5 cm. Pesa fino a 10 kg. Ha un’apertura alare di fino a 20 cm. Assomiglia al ferro di cavallo maggiore che è un po’ più grande.

Sono attivi di notte. Al tramonto escono la grotta e si cibano di insetti. Si orientano nello spazio con l’aiuto dell’ecolocazione – il loro organo uditivo intercetta i riflessi dei loro ultrasuoni emessi. In questo modo anche riconoscono e catturano la loro preda. Ma noi non possiamo sentire i suoni dei pipistrelli, poiché non siamo capaci di individuare le frequenze dei loro ultrasuoni.

In primavera le femmine incinte cercano un rifugio in soffitte di chiese, campanili, fabbricati rurali ecc. dove di solito figliano e allevano un cucciolo. Le colonie riproduttive possono contenere da 30 a 40 femmine con cuccioli.

Passano l’inverno in ibernazione. Il loro metabolismo rallenta notevolmente e la loro temperatura corporea scende allo stesso livello della temperatura ambientale. Durante il letargo invernale non formano delle colonie. Ci sono sempre alcuni centimetri di distanza tra i singoli individui.

Il ferro di cavallo minore può raggiungere un’età superiore di 20 anni.

 

LO SAPEVATE?

CONOSCIAMO PIÙ DI 1100 SPECIE DI PIPISTRELLI CHE RAPPRESENTANO UN QUARTO DI TUTTE LE SPECIE DI MAMMIFERI NEL MONDO.

Leptodirus hochenwartii o L. hochenwartii

(Leptodirus hochenwartii)

Il coleottero, di dimensioni da 8 a 11 mm, fu scoperto nel 1831 da Luka Čeč, un addetto alle illuminazioni delle Grotte di Postumia. Ottenne anche un nome sloveno – drobnovratnik (droben = minuto; vrat=collo) – a causa del suo petto a forma di un bastoncello che assomiglia al collo. Il suo nome scientifico fu determinato nel 1832 e si riferisce al conte Franz von Hochenwart, l’allora curatore del Museo regionale della Carniola.

Il drobnovratnik è un vero animale cavernicolo (troglobio). Non ha gli occhi e non ha il pigmento. I L. hochenwartii differiscono nella colorazione a causa di diverse sfumature di chitina. È una specie endemica del Carso dinarico occidentale ed è diffuso dall’altopiano di Banjska a nord fino al Velebit a sud. Sono state identificate sei sottospecie; tre di loro vivono in Slovenia.

La sottospecie Leptodirus h. schmidti vive a Županova jama ovvero nel Carso della Bassa Carniola. Il drobnovratnik è in pericolo; a causa dell’habitat limitato è estremamente raro, sebbene il numero di essi in alcune grotte sia abbastanza alto. È una specie protetta.

Si ciba di carogne (le carcasse di cavallette cavernicole, pipistrelli e altri animali che cadono nella grotta) e di altri sostanze organiche che trova sulle pareti della grotte, dove l’acqua piovana deposita i nutrienti. Non sappiamo molto del suo sviluppo. Le femmine depongono un piccolo numero di uova grandi; le larve non si nutrono finché non mutano allo stadio adulto. Vivono più a lungo degli insetti terrestri; probabilmente per parecchi anni.

IL L. HOCHENWARTII FU SCIENTIFICAMENTE DESCRITTO E PER PRIMO RICONOSCIUTO COME UN ANIMALE ESCLUSIVAMENTE CAVERNICOLO NEL 1832, SEBBENE LA DESCRIZIONE DEL PROTEO SIA PIÙ VECCHIA (DAL 1768).

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Volantino silenzioso e predatore superiore

L’allocco degli Urali

(Strix aluco)

Tra le caratteristiche molto tipiche dell’allocco degli Urali che lo distinguono dal allocco (Strix aluco) sono la sua coda lunga, il becco giallo e la piume a strisce longitudinali su tutto il corpo. Compaiano anche esemplari di colore più scuro. Misura dai 55 ai 60 cm in altezza e ha un’apertura alare di 115-125 cm.

È diffuso nell’Europa settentrionale, centrale, meridionale e orientale e nell’Asia centrale – dagli Urali all’Estremo Oriente. È attivo al tramonto e poco prima dell’alba, durante l’allevamento dei pulcini è attivo anche di giorno. In Slovenia è un uccello stanziale.

Nidifica nelle cavità degli alberi, in alberi spezzati e in nidi abbandonati da specie di uccelli forestali più grandi. I loro nidi sono stati trovati anche in diversi edifici, per terra e nelle rocce. Predano piccoli mammiferi, uccelli, anfibi e insetti.

Se c’è abbastanza preda, prima che la femmina depone le uova, il maschio caccia con più successo e la femmina depone più uova. Anche quando i pulcini sono nati la funzione del maschio rimane quella del cacciatore. In frattempo la femmina (che è più grande) protegge i pulcini e può essere ostile anche verso l’uomo. I pulcini lasciano i nidi già prima di saper volare – un comportamento tipico di tutte le civette.

L’allocco degli Urali è una specie a rischio di estinzione in Slovenia e possiamo trovarlo nella Lista Rossa degli uccelli nidificanti.

È sensibile all’abbattimento eccessivo di alberi massicci e vecchi e a tutti gli altri lavori forestali durante la stagione di nidificazione. Per preservare gli allocchi degli Urali sistemiamo i nidi artificiali che le civette fortunatamente accettano volentieri.

DA DOVE DERIVA IL NOME SLOVENO ‘KOZAČA’?

FRAN ERJAVEC (1834-1887) – NATURALISTA E SCRITTORE SLOVENO – HA BATTEZZATO L’ALLOCCO DEGLI URALI CON IL NOME SLOVENO ‘KOZAČA’ PERCHÉ PRODUCEVA SUONI SIMILI A QUELLI DELLA CAPRA

L’astore

(Accipiter gentilis)

Questo uccello rapace di medie dimensioni è un bravo cacciatore. La lunghezza corporea della femmina è di circa 60 cm ed è fino a un terzo più grande del maschio. L’apertura alare va dai 100 ai 130 cm.

L’astore è un uccello comune in Slovenia e nidifica nei boschi in vicinanza alle aperture – radure, palude e strade sterrate – che facilitano la loro caccia e l’accesso al nido. Di solito nidifica nelle chiome espanse di faggi. Il nido può essere utilizzato per diversi anni anche perché viene spesso aggiornato. Il maschio si prende cura della femmina e dei piccoli fino alla terza settimana di età.

Molto spesso sorvola un’area e la osserva. Ha una vista otto volte migliore di un essere umano. Quando sceglie la vittima adatta durante la caccia si precipita su di lei. Questo metodo di caccia è ben noto anche agli animali domestici, particolarmente ai polli e persino ad alcuni gatti, che sono a volte anche la sua preda. Il modo più popolare per cacciare la loro prede è di attaccarla da una posizione nascosta.

Per gli astori sono tipici i sorvoli dell’area di caccia con un volo rasoterra.

Anche l’astore si trova nella Lista Rossa degli uccelli in via di estinzione. È principalmente minacciato dal bracconaggio e dai prodotti chimici dell’industria agricola. È vero che per l’astore sia più facile catturare un roditore avvelenato, ma purtroppo in questo modo si avvelenano anche gli astori.

GLI ASTORI SONO UCCELLI RAPACI MOLTO TERRITORIALI. I LORO NIDI SI TROVANO TRA LE CHIOME DEGLI ALBERI DI GRANDI DIMENSIONI E SEMPRE AD ALMENO 1 KM DI DISTANZA DA UN ALTRO NIDO DELLA STESSA SPECIE.

PRENDETEVI IL TEMPO E OSSERVATE LE CHIOME DEGLI ALBERI. QUANTE COSE STANNO SUCCEDENDO LASSÙ!

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Percorso didattico-naturalistico Po sledeh vodomca

I ghiri e la caccia al ghiro

Il ghiro

(Glis glis)

Gli animali adulti sono lunghi tra i 16 e i 18 cm e la loro coda misura tra i 13 e i 15 cm. Pesano circa 0,5 kg. L’aspettativa di vita di un ghiro è di circa 5-7 anni. L’animale ha ricevuto il suo nome scientifico per la prima volta solo nel 1766 e l’avvenimento è particolare per il noi sloveni, perché il ghiro è l’unico mammifero il cui nome scientifico deriva da un esemplare del nostro territorio.

Il ghiro si risveglia dal letargo invernale a fine aprile o persino all’inizio di giugno. I primi a svegliarsi sono sempre i maschi. Durante il letargo (l’ibernazione) perdono dal 35 al 50% della loro massa corporea. Vivono in gruppi, nelle cavità sotterranee o sulle cime degli alberi. I ghiri non si riproducono negli anni in cui il faggio e la quercia non danno frutti.

 

Nei giorni estivi asciutti dormono nei nidi degli uccelli vuoti. Quando fa molto caldo si ritirano sotto le radici degli alberi. I maschi – soprattutto gli anziani – sono solitari.

Il ghiro si ciba di frutti e semi; gli piacciono le faggiole di faggi, i frutti di carpini e le nocciole. Quando il cibo è scarso, si ciba anche di faggiole di querce e i semi di abeti e pecci.

Il ghiro ha tanti nemici naturali: civette, ermellini, mustelidi, furetti, donnole, gatti selvatici e ovviamente uomini. Già nel 1240 apparvero le prime testimonianze della caccia di ghiri.

Un pericolo gli rappresentano anche serpenti e rapaci; specialmente i rapaci – gufo reale, allocco degli Urali e allocco.

SAPEVATE CHE SECONDO ALCUNI INFORMAZIONI IL GHIRO È PIÙ AGILE DEL SCOIATTOLO?

PUÒ SALTARE DA 7 A 10 METRI DI DISTANZA.

La caccia al ghiro

Sul territorio sloveno c’era una grande tradizione di caccia al ghiro che non ha quasi nessun paragone nel resto dell’Europa. La prima testimonianza di tale caccia e consumo di ghiri in Slovenia risale al 1240; mentre la caccia al ghiro dei contadini feudali fu menzionata per la prima volta per Senožeče.

La calcografia “Vrag polhe pase” (it. Il Diavolo fa pascolare i ghiri) – Slava Vojvodine Kranjske (it. La gloria del Ducato di Carniola) 1689.
Valvasor non trovò nessun altra spiegazione per gli improvvisi aumenti della popolazione di ghiri che apparivano negli anni in cui il faggio dava tanti frutti oltre a quella che fossero stati incitati dal diavolo.

 

Un singolo cacciatore intrappolò un centinaio di ghiri in una sola notte. Con una trappola a forma di scatola davanti alle loro cavità sotterranee ne prese altre sessanta.

In questo modo furono cacciati circa 800.000 ghiri in un solo anno intorno al 1873 nella Carniola inerna e nella Bassa Carniola.
Come parte della tradizione, la caccia al ghiro ѐ attuale ancora oggi; ha dei suoi sostenitori che lottano per la sua conservazione, così come coloro che si impegnano di vietarla.

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Visione e udito eccezionali e artigli affilati

Il barbagianni comune

(Tyto alba)

Il barbagianni comune è la civetta più diffusa nel mondo. Misura dai 29 ai 44 cm in altezza. Ha un viso di colorazione chiara a forma di cuore con gli occhi scuri. Le sue zampe sono ricoperte con il piumaggio bianco e ha una coda corta. Nidifica nelle soffitte, nei tronchi e nei nidi artificiali. Quando mangia bene,la femmina ha 1-2 nidiate di 4-7 uova all’anno. Quando non mangia bene, non nidifica. I pulcini vengono nutriti dalla femmina con la preda cacciata dal maschio. I piccoli barbagianni sono capaci di volare dopo circa 60 giorni dalla nascita – si trattengono comunque vicino al nido. A loro piace un clima caldo con inverni miti. Vivono nei campanili di chiese, nei fienili e negli edifici fatiscenti vicini ai prati dove ci sono molti mammiferi piccoli con cui si cibano.

Il barbagianni comune è diffuso in tutto il mondo. Generalmente è diffuso in tutta l’Europa – in alcune parti molto diffuso. È raro nel nostro paese. Nelle pianure nidificano da 50 a 100 coppie, ma la popolazione sta diminuendo annualmente. È minacciato dai prodotti chimici dell’industria agricola e dal traffico stradale – viene investito dalle macchine durante il volo. Possiamo trovarlo nella Lista Rossa degli uccelli a rischio di estinzione.

La sua esistenza è minacciata anche dalle ristrutturazioni di edifici e chiese vecchie. Chiudere i campanili delle chiese con delle reti provoca una mancanza di siti di nidificazione adatti. Fortunatamente i barbagianni comuni nidificano anche nei nidi artificiali che devono essere installati per poter preservare la specie e di far aumentare la sua popolazione.

OLTRE ALLA VISTA ECCELLENTE IL BARBAGIANNI COMUNE HA UN UDITO MOLTO BEN SVILUPPATO.

LA SUE ORECCHIE SONO POSIZIONATE AD ALTEZZE DIVERSE. LA FORMA DELLA SUA FACCIA GLI AIUTA A PERCEPIRE DIVERSI SUONI COME UN RADAR.          

La poiana comune

(Buteo buteo)

La poiana comune è il rapace più comune dell’Europa centrale. Vola lentamente e spesso col vento frontale ; quando caccia, si precipita sulla prede molto velocemente e spesso verticalmente. Scivola attraverso l’aria con le ali distese, leggermente sollevate rispetto all’orizzontale e con la testa incassata nelle spalle. La sua lunghezza corporea misura dai 51 ai 56 cm e l’apertura alare misura dai 117 ai 137 cm. Il suo richiamo è un suono penetrante simile al miagolio di un gatto. Ha un becco affilato e ricurvo. Le zampe sono forti con artigli a forma di falce e ha le ali forti e lunghe. Di solito caccia topi, arvicole, ratti e altri mammiferi piccoli. In alcune situazioni si ciba anche di carogne.

Negli anni in cui il numero di topi e arvicole aumenta la femmina depone più piccoli, mentre negli anni quando non ci sono tanti roditori, depone meno piccoli. Così viene regolata la popolazione in base alla quantità di prede disponibile. La poiana comune è molto diffusa in Slovenia e non è un animale a rischio di estinzione.

Nidifica sugli alberi alti. Costruisce il nido dai rami e lo ricopre con vegetazione secca per renderlo più comodo e caldo. Passa l’inverno nelle nostre parti, dove lo passano anche gli uccelli che migrano dall’Europa settentrionale e orientale, dove gli inverni sono più caldi.  Solo in condizioni di freddo estremamente intenso migra verso la pianura o leggermente più a sud. È un tipico abitante del paesaggio culturale, dove i prati, i campi e i frutteti si intrecciano con aree cespugliose, boschi e insediamenti. La poiana comune nidifica nei boschi, mentre caccia nei territori aperti.

La poiana comune – in alcune parti chiamata anche “mišar”, il che significa “il cacciatore di topi” – ha una vista eccellente che le permette di individuare un’arvicola, un toporagno o un topo – che sono il suo cibo preferito – da una grande altezza.

LA FEMMINA E IL MASCHIO, CHE È UN PO’ PIÙ PICCOLO DI LEI, SI PRENDONO CURA DEI PICCOLI INSIEME. LA COPPIA STA INSIEME PER TUTTA LA LORO VITA.

Il paese degli abitanti di Podlom

Il paese degli abitanti di Podlom

Benvenuti al paese dei misteriosi abitanti delle foreste.

Da quando i turchi devastarono il nostro territorio e fino ad oggi gli abitanti di Podlom sono stati invisibili alla gente.

In quei tempi duri alcune famiglie fuggirono dai turchi verso le mura sicure della chiesa di Podlom con tutta la loro proprietà. Ma si abbuiò prima che arrivarono alla chiesa e dovettero passare la notte nella foresta di querce. Avevano tanta paura e volevano soprattutto che i turchi non li trovassero.

Le loro preghiere furono sentite dallo gnomo Cer che li aiutò proprio in modo di uno gnomo: li salvò dando loro la capacità di essere invisibili che dovrebbe durare fino a quando la loro forza del cuore e il loro coraggio non saranno così grandi che nessun male di questo mondo potrà affrontarli.

Questo momento è arrivato alcuni anni fa e adesso possiamo vederli. Vivono in armonia con la natura che da secoli sta offrendo a loro un riparo e i suoi doni. La volpe di Podlom che a loro aveva offerto altruisticamente il suo pezzo del bosco, è stato eletto sindaco.

Ci visitano sempre per una sola intenzione – per risvegliare le memorie delle virtù semplici oggigiorno spesso dimenticate: l’amicizia altruistica, la forza della comunità e della buona volontà, l’amore e la sincerità del sorriso di un bambino.

Riassunto dal Racconto degli abitanti di Podlom.

Percorso didattico-naturalistico Po sledeh vodomca

Percorso didattico-naturalistico Po sledeh vodomca

CEROVO

Secondo la tradizione popolare il villaggio fu fondato nel periodo in cui un castello era situato sulla collina vicina chiamata Gradaščnica. I braccianti agricoli del castello stabilirono le loro residenze sul sito del villaggio odierno. Nel secolo scorso, gli abitanti del villaggio vivevano di agricoltura, di allevamenti di cavalli e del bestiame. Al giorno d’oggi, il villaggio si sta sviluppando in direzione del turismo ricreativo. Oltre alla lunga tradizione del centro ippico, Cerovo è diventato anche il punto di partenza del percorso didattico-naturalistico Po sledeh vodomca.

LOG SOTTO IL VILLAGGIO DI CEROVO (VODOMČEV GAJ)

Con un preavviso è possibile visitare la parte curata del percorso didattico-naturalistico Po sledeh vodomca a Log. Nel bosco potete fare una passeggiata verso i stagni e le tre torri di osservazione degli uccelli. Una particolarità del percorso e anche la possibilità di conoscere la vita nella zona umida. Il percorso è destinato all’oservazione degli uccelli, alla caccia fotografica, alle viste guidate per i gruppi, alle famiglie e agli individui e agli incontri di ornitologi e altri esperti nel campo della conservazione della natura.

PODLOM

La frazione di Podlom si trova nell’abbraccio dei boschi, su una radura dove scorre il torrente Podlomščica. La sua sorgente carsica si trova nel bosco, non lontano dalla frazione. Vicino alla sorgente c’erano una volta due mulini, di cui sono rimasti solo alcuni resti del muro accanto a un tonfano bellissimo. Quando piove il torrente si alza bruscamente.

Podlom è il luogo di nascita del Racconto degli abitanti di Podlom. Questo favoloso popolo della foresta abita nelle vicinanze del lago, accanto al quale si trova la capanna della volpe.

ŽUPANOVA JAMA

La grotta è il gioiello del Carso della Bassa Carniola e affascina i visitatori già dalla sua scoperta nel 1926. Nelle sette sale, collegate da 600 metri di sentieri curati, troviamo tutti i tipi di fenomeni carsici sotterranei: stalattiti di varie forme e colori, abissi, formazioni carsiche a forma di padella con acqua cristallina e d’inverno speleotemi di ghiaccio a Ledenica. Nella grotta vivono diverse specie di animali che si sono adatti al buio eterno.

TABOR CEROVO

Tabor Cerovo è una delle poche chiese ovvero fortificazioni usate come rifugio dai turchi in Slovenia sopravvissute fino ad oggi. La chiesa dedicata a San Nicola fu costruita intorno al XIII secolo, probabilmente sui rimasti di un insediamento più vecchio. All’inizio del XVI secolo i contadini costruirono un muro attorno alla chiesa per proteggerla dalle invasioni turche. Oltre alla protezione degli abitanti, la funzione della fortificazione era di conservare il cibo e altri oggetti preziosi dei contadini.